I Battenti o Fujénti
“Qui si viene per lanciare un urlo! Qui si viene per gridare! Qui si viene per far esplodere finalmente dal cuore il grido della povera vita umana stritolata ogni giorno. Madonna dell’Arco è il luogo dove la vita umana porta all’aperto le sue malattie, i suoi dolori, le sue angosce, i suoi terrori. Qui l’urlo di dolore dell’umanità si materializza, si concretizza. Ecco: diventa pietra, diventa tavoletta, rito, manifestazione pubblica; diventa testimonianza nei secoli. Ecco cos’è la Madonna dell’Arco: la concretizzazione, la pietrificazione del dolore umano che viene qui per rovesciarsi, come lava incandescente ai piedi della Vergine. Così nasce questo Santuario! Per testimoniare cosa sia la vita umana! Questo Santuario siamo noi, con i nostri guai, con le nostre sventure, con i nostri mali, che stiamo a bocca e braccia spalancate verso di Lei. Tutta la sofferenza umana Lei la redime, la libera e la sublima… A lei si rivolgono milioni di occhi da tutto il mondo e la invocano Regina dell’Arco. Lei prende tutto ciò che è umano e lo aggancia a Dio. In Maria ciò che è la miseria dell’uomo diventa misericordia di Dio; ciò che è incapacità dell’uomo diventa onnipotenza di Dio. Lei prende l’uomo così poveretto com’è e lo fa diventare figlio di Dio”.
Queste toccanti parole furono pronunciate da padre Tommaso Tarantino durante un’omelia negli anni del suo Priorato a Madonna dell’Arco. Con queste parole vogliamo introdurci nella conoscenza dei “Battenti” o “Fujenti”, così come è solito chiamare e riconoscere i fedeli della Madonna dell’Arco.
I Battenti sono dunque i devoti della Madonna dell’Arco che si mettono in cammino, che corrono insieme verso il Santuario, compiendo un cammino di fede e di penitenza. È importante sottolineare come sia la famiglia il luogo dove nasce, cresce e si tramanda il culto alla Madonna dell’Arco. Infatti, chi è veramente devoto riesce a coinvolgere tutta la propria famiglia verso il culto alla “Mamma dell’Arco” e al Grande Pellegrinaggio del Lunedì in Albis, assumendo ciascuno un impegno, e costruendo dentro o fuori casa un altarino o un’edicola votiva dedicata alla Vergine. Sono questi i segni di una continua devozione che mai si spegne e che anzi trova sempre maggior vigore nel culto alla Vergine santa. Vi partecipano tutti, dai più piccoli ai più anziani, uniti da una richiesta, da un voto fatto, da una grazia ricevuta, dall’amore per questa Mamma che ha sempre manifestato la sua vicinanza ai più piccoli e deboli della società. Entrando in Santuario per la porta centrale, tutti pregano, tutti piangono, tutti implorano, si rivolgono a colei che considerano Madre e a cui hanno dedicato il loro cammino. Nel momento del bisogno i Battenti sono capaci di esprimere una corrente di solidarietà molto forte, tutti uniti nella preghiera ma anche pronti e disponibili se vi è necessità di aiuto fisico o materiale. Ognuno di loro è capace di farsi carico delle necessità dell’altro, perché lo sente fratello nella fede e nella devozione verso la comune Mamma dell’Arco. I gruppi dei Battenti si presentano a Maria tutti insieme per chiederle insieme una grazia, per ringraziarla di averli protetti nel corso dell’anno e per dichiararle pubblicamente amore e devozione. Quando l’uomo prende coscienza dei suoi limiti e della sua povertà alza gli occhi al cielo e tra le lacrime supplica la Madonna o la ringrazia. Essi indossano vesti bianche con una fascia rossa cinta in vita e una fascia in spalla di colore azzurro.
Si contano circa 400 associazioni per un totale di 60.000 iscritti. Tutti fanno voto di andare al Santuario il Lunedì in Albis a piedi, portando una o più bandiere con il nome dell’Associazione e l’anno di fondazione. Spesso queste bandiere passano di padre in figlio, raccontando così una storia secolare di fede e tradizione familiare. Nei giorni che precedono il pellegrinaggio, i Battenti sono soliti attraversare le vie del loro quartiere con gli stendardi accompagnati da bande musicali invitando tutti a lodare la Vergine dell’Arco con il loro antico canto e chiedono delle offerte che servono loro per le feste che si svolgono nel loro quartiere in onore della Madonna e anche per portare un’offerta al Santuario. Il pellegrinaggio verso i luoghi santi della fede cattolica è stata sempre nei secoli una forma di ascesi, penitenza e devozione, per prendere sempre più coscienza dello sforzo necessario per migliorare la propria vita, soprattutto quando questa non è proprio perfetta. Nei primi secoli della Chiesa, chi era colpevole di qualche delitto o peccato grave, veniva invitato a compiere un pellegrinaggio per un determinato tempo, senza meta e senza fisso domicilio.
Nel IX secolo si disciplina questo peregrinare, e al pellegrino viene indicata una meta da raggiungere, un Santuario, per espiare la colpa e tornare a sentirsi degno figlio di Dio. Al pellegrino veniva dato un salvacondotto alla partenza che doveva restituire con l’attestazione del luogo raggiunto. Mentre il pellegrino si isola nella ricerca di Dio e di sé stesso, il pellegrinaggio invece crea il bisogno di essere insieme ad altri fratelli per compiere un cammino spesso superiore alle nostre forze, in una liturgia popolare che si forma in modo spontaneo e naturale. Sebbene oggi il senso del peccato sia stato accantonato dall’uomo moderno, l’uomo è comunque schiacciato dal senso di rimorso, che produce malanni di natura psichica, mancando la pace interiore.
Nel pellegrinaggio l’uomo cerca prima di tutto sé stesso.
Scriveva il Domenici nel 1600: “Essi vengono visitando questa Madre Santissima in quel miglior modo che hanno possuto, o scalze, o a piedi, o in cocchio, o a cavallo et in questo giorno si sono confessate et comunicate… Et non solo si usano queste devozioni da diverse persone di umile condizione ma anche di persone molto maggiori, come venir in ginocchioni quattro o sei miglia… si presentano avanti a questa Madre Santissima con tanta umiltà di cuore, devotione di spirito et dolcezze di musica che a tutti apporta infinito contento”.
Da queste righe possiamo capire come questa tradizione del Pellegrinaggio del Lunedì in Albis da parte dei Battenti sia molto antica. La testimonianza delle numerose tavolette che vanno dal 1500 al 1700 testimoniano come le numerose “congregazioni” di battenti, così come le chiama il Domenici, venivano in modo cospicuo dall’ambiente nobile e dalla borghesia.
Come scrive padre Giovanni Ippolito: “Il rituale dei battenti non può destare meraviglia se si conosce l’animo meridionale, ed in modo particolare quello napoletano, popolo caldo che vive tra il sole e il profumo del mare, nei “vichi” più che nelle case, dove tutti partecipano e sanno della vita di ciascuno, dove la solidarietà arriva a mettere tutti a difesa di uno, anche contro la legge. Se non si prende atto del bisogno di osmosi che l’animo napoletano sente per gli altri e con gli altri, non capiremo mai certe loro realtà di vita… questa maniera di esprimersi nata da particolari sensibilità non è spettacolo, ma richiesta e offerta di partecipazione… tutti sono protagonisti di una richiesta d’aiuto o di un grazie”.
Terminato l’omaggio alla Madonna, davanti al tempietto, i battenti si sciolgono dal gruppo, partecipano alla Messa, si confessano, consegnano il loro dono alla Madonna: fiori, candele oggetti vari o quadretti ex voto, e poi fanno ritorno alla loro casa dove di solito la sera continua la festa per onorare l’immagine, spesso un’edicola votiva posta davanti alla loro associazione e nel quartiere.
Ancora oggi i Battenti sono gli indiscussi protagonisti del Grande Pellegrinaggio del Lunedì in Albis. Migliaia di persone si mettono in cammino la sera di Pasqua per raggiungere il Santuario che apre la sua porta principale alle 3 del mattino. Per oltre ventiquattro ore consecutive, migliaia di persone sfilano lungo la navata centrale del Santuario, in piedi, in ginocchio, strisciando per terra, cantando alla Vergine dell’Arco, recitando una preghiera, piangendo in silenzio o urlando il proprio dolore o la propria richiesta. È un momento intimo tra i figli e la loro Mamma dell’Arco che è li ad attenderli per stringere tutti in un abbraccio di pace che ridona serenità e forza per il futuro. Ciò che avviene nel breve tragitto tra la porta centrale e il tempietto della Madonna non ha nulla a che vedere con le feste, i balli e le danze che si svolgono fuori dal Santuario nelle lunghe ore di attesa o al ritorno a casa nei quartieri. La fede dei Battenti si esprime solo e soltanto per Lei, la loro Mamma, in quel momento intimo quando gli occhi di ogni battente, suo figlio devoto si posano e riposano negli occhi della Mamma dell’Arco.
Il Nuovo Statuto
Il 18 aprile 2023 Sua Ecc. Mons. Francesco Marino, Vescovo di Nola, ha approvato il nuovo “Statuto delle Associazione Madonna dell’Arco” che disciplina e organizza la vita associativa dei battenti riconosciuti dal Santuario e che sono regolarmente inseriti nelle comunità parrocchiali non solo della diocesi di Nola ma di tutta la Campania, esclusa l’Arcidiocesi di Napoli nella quale sono organizzati nelle U.C.O. (Unioni Cattoliche Operaie).
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