Il Tempietto di Bartolomeo Picchiatti

Terminata la costruzione del Santuario, mentre si procedeva alla costruzione del convento, il pensiero dei frati domenicani fu quello di abbellire l’immagine della Madonna donandole un trono degno del suo titolo di Regina e di Mamma.
L’Arco sul quale era dipinta l’immagine fu liberato dagli ex voto e dalle costruzioni fatte fare da Dionora e Scipione Capece Scondito, risultava così al centro del Santuario ed i fedeli avevano l’impressione, appena entrati in Santuario che la Vergine Santa fosse lì in attesa di accoglierli.
Nel 1618 i frati domenicani incaricarono l’architetto Bartolomeo Picchiatti di disegnare e realizzare un tempietto a forma di tabernacolo per custodire la venerata immagine. Il lavoro fu commissionato ad alcuni mastri marmorari di Carrara, Vitale e Giuliano Finelli e Ludovico Righi. Furono versati 322 ducati per la realizzazione di 8 colonne di broccato di spagna, bianchissimi capitelli corinzi ed altri pregevoli marmi per decorare il tempietto. I lavori, iniziati nello stesso anno, furono portati a termine nel 1621, quando si verificò il terzo miracolo, quello della pietra spezzata.
Va detto che, nella realizzazione del tempietto, l’immagine della Madonna subì un ridimensionamento. Fu volere del Picchiatti centrare la cornice intorno all’affresco e l’intero tempietto in modo simmetrico con la costruzione del Santuario e della Cupola in alto. Pertanto l’immagine della Madonna fu privata del braccio destro (dalla spalla al gomito), dell’angelo che la incoronava a destra (di cui si vede solo la mano e parte dell’avambraccio) e di quello a sinistra (di cui resta solo il corpo e le due braccia).

Verso la fine del 1600, subito dopo la apparizione delle stelle, l’immagine fu ulteriormente abbellita con un marmo che ne copriva il corpo, e la parte alta del viso fu ridotta a 94 cm di larghezza e 57 cm di altezza. A protezione dell’immagine fu posto uno spesso vetro e una lastra d’argento dove due aperture sagomate lasciavano intravedere i soli volti della Madonna e del Bambino. La lastra fu decorata con stelle e la colomba, simbolo dello Spirito Santo.
Nel 1709 l’architetto Giovan Battista Nauclerio disegnò e fece realizzare da Pietro Vitale, maestro intagliatore, il cupolino a copertura del tempietto in stile orientale. Giovanni Giustino Troxler, intagliatore austriaco, scolpiva i dieci putti in legno a decoro del cupolino, otto posti agli angoli del tempietto con in mano i simboli delle virtù di Maria e due in cima al cupolino a reggere una stella. In questo periodo fu anche realizzato lo splendido paliotto d’altare in tarsia marmorea posto ai piedi del trono della Madonna.

L’11 maggio 1721 monsignor Francesco Carafa, vescovo di Nola, consacrò l’altare della Madonna. Nel 1735 sul grande portale del Santuario fu realizzata la grandiosa Adorazione dei Magi da Gennaro Abbate, su commissione della famiglia Mastrilli.
Nel 1971, per adeguare lo spazio celebrativo alle nuove norme liturgiche, furono rimossi i cancelli in ferro e ottone intorno al tempietto e fu creato un piccolo presbiterio, commissionandone l’altare mobile all’architetto Corrado Catello.
In occasione del quarto centenario dell’affidamento del Santuario ai Domenicani (1594 – 1994) furono realizzati i tre portali di bronzo, opera del francescano padre Tarcisio Musto.
Per il grande giubileo del 2000, essendo stato il Santuario inserito tra le stazioni giubilari, furono eseguiti lavori di restauro al tempietto progettato da Bartolomeo Picchiatti. La notte di Pasqua del 2000 l’immagine della Madonna, essendo terminati i lavori di restauro, tornò ad essere visibile in tutta la sua bellezza e per intero da tutti i fedeli.
Anche il cupolino ligneo che sormonta il tempietto, che negli anni era stato dipinto in grigio e bianco, tornò a splendere dei suoi colori originali, adattandosi perfettamente alla policromia dei marmi del tempietto.